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Da quattro anni Franco si sveglia ai piedi di uno dei più imponenti monumenti di Roma, l’Ara Pacis. Ogni sera assembla il suo letto, fatto di cartoni e di un sacco a pelo, pronto per essere smontato la mattina seguente. “Non è la notte l’aspetto più duro del vivere per strada. Le cose diventano difficili quando piove. Si bagna tutto, non posso muovermi”, ci racconta. Franco ha 59 anni e un forte accento romano. È finito in strada dopo una serie di eventi: “I miei genitori sono morti, mio fratello era invalido al 100%, ho perso il lavoro e siamo stati sfrattati. Purtroppo, lui non ha retto: si è suicidato qualche mese fa”.

È venerdì sera e l’aria, anche se siamo a gennaio, non è troppo fredda. “Fortuna che il tempo è clemente in questi giorni” ci dice Franco. I volontari della Croce Rossa Italiana del Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale lo conoscono bene. Due volte a settimana, con il servizio dell’Unità di Strada, lo incontrano, gli offrono indumenti, cibo, ma soprattutto il conforto di una chiacchiera. A volte racconta quello che gli è accaduto nei giorni precedenti, altre volte chiede semplicemente qualcosa da mangiare. Stasera Franco ha bisogno di un paio di pantaloni: “È un sollievo avere qualcuno da aspettare la sera, qualcuno per cui non sei invisibile, che ti dà una mano e che trascorre del tempo con te”.

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